Con l’inizio del nuovo millennio Adriano Altamira conferisce un nuovo impulso ai suoi lavori sul Caso, su cui si concentra la mostra “I vari volti di Adriano Altamira” , dal 17 maggio in Galleria Corraini.
Secondo Altamira: “Le ricerche sul Caso nascono dal riconoscimento della singolarità estetica di oggetti in cui mi sono imbattuto fortunosamente (o da agglomerati di due o più oggetti); come se la loro natura, o la loro connessione, li facessero diventare (come capita con certi sogni) elementi di una simbolizzazione o condensazione di significati che, se li si considera singolarmente, non sembrerebbero poter esprimere. Quello che m’interessava non era tanto l’incontro casuale con oggetti in qualche modo per me rappresentativi, ma le modalità di questo incontro, che doveva risultare contemporaneamente fortuito e ricco di valenze metaforiche per chiunque”.
A partire da questi procedimenti di ricerca, gli oggetti raccolti dall’artista – piccoli reperti e objets-trouvés – saranno esposti in mostra accanto a fotografie di grandi dimensioni che li ritraggono ingigantiti, così da assumere una nuova e ambigua natura.
Oltre alle collezioni del Caso, si potranno ammirare anche opere nate dal suo processo di ricerca Area di coincidenza: immagini diverse giustapposte l’una all’altra fino a creare una sequenza che rivela una loro affinità. In questa serie Altamira lavora mettendo in sequenza “le opere collegate da una vistosa somiglianza iconica, in modo appunto da rendere visibile un’area di coincidenza, cioè un contesto arbitrario che mette in relazione opere non destinate, secondo i criteri normali, a essere collegate fra loro, ma che in virtù della loro somiglianza sono in effetti associabili”.
Nella mostra, che raccoglie i diversi processi di ricerca dell’artista, è esposta anche l’installazione Leda e il cigno, ispirata all’opera perduta di Leonardo da Vinci e alle tante copie, interpretazioni e repliche che ne sono state fatte nel corso dei secoli. Per evidenziarne le caratteristiche comuni, Altamira ha realizzato per ognuna di esse dei rilievi su acetato che ha poi sovrapposto. “L’immagine che ne risulta mostra che tutte hanno in comune il gruppo centrale dei personaggi, mentre gli sfondi sono tutti diversi. La conferma più autorevole di questo stato di cose viene dal disegno che Raffello trasse dall’opera, che registra il gruppo centrale senza paesaggio. Questo evidentemente non era ancora stato progettato da Leonardo, e non era quindi abbozzato nel cartone o nella tela non finita vista dagli allievi e dall’Urbinate. Il mio personale contributo è quindi una Leda derivata dalla sovrapposizione dei tre rilievi, ottenuta con l’ibridazione dei modelli secondo il metodo dell’Ars Combinatoria”.
L’installazione dedicata a Leda e il cigno sarà inoltre lo spunto per una serie di connessioni con la rassegna di Palazzo Te di Mantova dedicata alle Metamorfosi di Ovidio.
Accompagna la mostra l’uscita del libro “Quidquid latet apparebit” una sorta di rilettura di documenti ritrovati durante il trasloco del deposito/studio dell’autore alla vigilia del lockdown del 2020. Dal disordine di pagine e pagine emergono documenti di ogni tipo, che a loro volta risvegliano ricordi di ogni tipo. Per Corraini sono usciti dello stesso autore Conceptual Rigoletta, Istampita Ghaetta, e il libro a quattro mani Un saggio e due interviste di Flaminio Gualdoni e Adriano Altamira.