Le Anìmule di bosco di Claudia Losi sono figure-foglia dai profili irregolari, sagome di esseri fantastici nelle cui forme si fondono immagini di esseri umani e altre entità viventi. Dal 23 febbraio queste piccole sagome di carta ricopriranno la pavimentazione della Galleria Corraini, depositandosi al suolo come in un sottobosco di foglie di diverse forme e colori. Chi visiterà la mostra potrà raccoglierne alcune e, usando dei fasci di luce presenti nella stanza, proiettarle sulle pareti della Galleria, facendole dialogare con gli affreschi trompe-l’œil di paesaggi settecenteschi mantovani.
Queste sagome si animeranno tra le mani di bambini e adulti, in una narrazione che risveglia storie di volta in volta differenti, una per ogni mano che le raccoglie. Sono amuleti di luce che appaiono e scompaiono, Anìmule vagabonde che di volta in volta danno vita a racconti sempre diversi, apparizioni che rimandano al teatro d’ombre e ad artisti, tra altri, come William Kentridge. Una mostra immersiva che risponde a un invito arrivato da Corraini: pensare a una proposta per un pubblico senza un’età precisa. Diversi workshop sono stati realizzati da Claudia Losi nel corso degli anni, dove sono state prodotte decine e decine di sagome. Di volta in volta la performance di ombre è stata arricchita da una traccia audio composta da registrazioni d’ambiente e testi di vario genere (citazioni e ricordi personali, autografi e non) letti ad alta voce da adulti e bambini; a ogni appuntamento la traccia audio cresce, si arricchisce di registrazioni in altre lingue e di nuove voci.
I due elementi di cui si compone la performance (l’audio e le figure di carta) vengono concepiti, modificati e modulati a seconda del luogo e della presentazione, dando vita ogni volta a qualcosa di nuovo. Ogni variante si compone di altre voci, di oblii voluti o dimenticanze inconsapevoli, e rifonda un significato. In una nuova e originale versione di Anìmule di bosco. Arricchiscono la mostra alcuni acquerelli ispirati alle sagome esposte e una tiratura limitata di alcune custodie (realizzate con l’aiuto della curatrice Leda Calza e dell’incisore Guendalina Cristiano) contenenti sagome in metallo battuto realizzate da Claudia Losi durante il suo soggiorno a Città del Messico in collaborazione con alcuni artigiani locali.