Mary Ellen Bartley: MORANDI’S BOOKS

Pubblicato il Di in Arte, Eventi

 Il Museo Morandi del Settore Musei Civici Bologna è lieto di presentare la mostra Mary Ellen Bartley: MORANDI’S BOOKS, a cura di Alessia Masi, prima personale in Italia della fotografa statunitense Mary Ellen Bartley (New York, 1959).

Allestita dal 31 gennaio al 7 luglio 2024 negli spazi del museo che ospita la più ampia collezione pubblica di opere di Giorgio Morandi, l’esposizione è uno dei cinque special projects della dodicesima edizione di ART CITY Bologna, il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative speciali promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera, che esplorano e reinterpretano il lavoro di Giorgio Morandi nel 60° anniversario della morte, attraverso differenti linguaggi del contemporaneo.

Veduta della mostra Foto di Federico Landi


L’inaugurazione si svolge martedì 30 gennaio 2024 alle h 17.00, alla presenza di Mary Ellen Bartley. Durante i giorni di ART CITY Bologna, dall’1 al 4 febbraio 2024, l’ingresso è gratuito.

Mary Ellen Bartley è nota per le sue fotografie che esplorano le qualità tattili e formali del libro stampato e il suo potenziale di astrazione. Un aspetto della sua pratica consiste nel lavorare in biblioteche e archivi unici, dove risponde alle collezioni e ai loro habitat sviluppando progetti nel corso del tempo trascorso con loro.

Le 21 fotografie, presentate in due sale del Museo Morandi, costituiscono l’esito di una residenza che la fotografa ha svolto a Bologna, negli spazi di Casa Morandi, iniziata nel maggio nel 2020, interrotta poco dopo a causa della pandemia da Covid-19 e successivamente ripresa nel 2022. Da questa esperienza è nato MORANDI’S BOOKS, una serie fotografica di sue personali composizioni costruite con alcuni dei libri e degli oggetti appartenuti all’artista, oggi conservati nella casa-museo di via Fondazza. 

Veduta della mostra Foto di Federico Landi


I volumi su Corot, Ingres, Piero della Francesca, Rembrandt, Cézanne, ossia i maestri del maestro bolognese, sono diventati, nelle mani della Bartley, i muti interlocutori delle sue “nature morte”; questi convivono, talvolta, a fianco di oggetti e scatole di latta sottratti alla polvere dello studio dell’artista, pronti a riprendere vita e a ritrovare uno spazio, quello della foto, che restituisce loro una misurata dignità estetica oltre che una valenza formale.

Nel suo approccio metodologico, Bartley ha rispettato aspetti come la luce, i colori e la geometria tanto cari a Morandi, per trasmettere e sottolineare quei valori, sempre più precari nel tessuto sociale contemporaneo, di semplicità, silenzio, pace, ordine, meditazione e riflessione. Giorgio Morandi e Mary Ellen Bartley: due artisti distanti nel tempo e diversi nell’utilizzo dei mezzi artistici, ma uniti dalla ricerca dell’essenza e dall’attenzione verso le semplici cose.

Veduta della mostra Foto di Federico Landi


Quando nella primavera del 2018 Mary Ellen Bartley ha visitato per la prima volta Casa Morandi, e ha avuto modo di vedere la ricchissima libreria personale del maestro bolognese, ha dichiarato “è stato come vivere un miracolo”, e non ha avuto alcun dubbio nel dedicarsi a questo nuovo progetto. Tornata a Bologna nel maggio 2020, la realizzazione del lavoro è stata complicata e interrotta dalla diffusione della pandemia da Covid-19. In un’intervista rilasciata al quotidiano The East Hampton Star, Bartley ha raccontato il particolare stato d’animo in cui si ha lavorato: “Mi sono trovata ad andare via un giorno o due prima della chiusura totale dell’Italia. Durante la residenza ho trascorso la maggior parte del tempo in biblioteca, con un accesso molto limitato alla studio di Morandi. Dovevo essere sempre accompagnata da una delle curatrici del Museo Morandi. Il museo stava chiudendo al pubblico e la linea rossa del Nord Italia si stava avvicinando sempre di più. È stato molto stressante”. Rientrata negli Stati Uniti, nel suo studio a Sag Harbour (New York), ha dichiarato: “avevo le foto che avevo scattato, ma non avevo ancora il progetto completo, e ne ero consapevole. Avevo avuto un’opportunità da sogno, ero andata a Bologna ma ero tornata con il progetto incompleto”.