Fino al 23 marzo 2024 BUILDING presenta Gianluigi Colin. Post Scriptum, una mostra personale a cura di Bruno Corà, che ospita una selezione di 34 opere inedite, realizzate appositamente per l’occasione: i dipinti di grandi dimensioni esposti mettono in luce la potenza espressiva dell’autore.
I lavori di Gianluigi Colin esposti in BUILDING e realizzati negli ultimi tre anni, sono il frutto di una ricerca concettuale iniziata nel 2011 e già confluita in alcuni progetti espositivi presentati a Milano, Roma e in altre città italiane. Da molti anni l’artista si concentra sul dialogo tra immagini e parole: in particolare, il centro del suo lavoro è il sistema dei media, la dimensione del tempo e il valore della Memoria.
Con Gianluigi Colin. Post Scriptum, l’artista presenta una nuova sequenza di opere astratte, cariche di sedimentazioni cromatiche, di striature ripetute, di campiture dilatate nello spazio. La particolarità di questi lavori risiede nella loro stessa tecnica d’origine: l’artista, infatti, si appropria di grandi tessuti utilizzati per pulire le rotative di quotidiani e di stabilimenti di arti tipografiche – un’operazione che mette in luce l’autenticità di questa ricerca concettuale, che si fonda e dialoga con la storia personale dell’artista.
Come afferma Bruno Corà: “Quella di Gianluigi Colin è oggi una delle proposizioni visive linguisticamente più originali della scena artistica contemporanea, poiché essa si manifesta formalmente e si confronta con una realtà del quotidiano, del transitorio, dell’instabile, cioè con quanto della vita e dei fatti che in essa avvengono, tradotti in comunicazione mediatica, si eclissa scomparendo dalla memoria con una rapidità inaudita, mai percepita prima d’ora.
Con un’azione di recupero, scelta e qualificazione dei tessuti residuali impiegati nell’operazione di pulitura delle rotative dagli inchiostri, Colin consegna alla nostra epoca, quali sirene policrome attraenti, le sorprendenti icone della sua precipitosa impermanenza e del suo drammatico dissolvimento.”
Il repertorio delle opere in mostra presso BUILDING svela le diverse anime di Colin. Questi lavori nascono tra la materia della realtà tipografica, portatrice della memoria di giorni, mesi, anni di notizie, intrisa di inchiostri tipografici ed energie collettive. Simbolici “stracci di parole”: il grado zero di ogni forma di scrittura. Dipinti che interpretano emblematicamente lo zeitgeist, lo spirito di un tempo contemporaneo, incline a rimuovere più che a memorizzare tanto le parole quanto le immagini – elementi che invece, nelle opere dell’artista, appaiono dissolte e trasformate in un seducente insieme di colori, di segni, di venature azzeranti lo spazio e il tempo. Dimensioni in cui è contenuto, come ricordano le parole del Qoélet: “Tutto il bene nascosto. Tutto il nascosto male”.
“Ho sempre pensato alla responsabilità dell’artista di fronte alla Storia.” – dichiara Colin – “L’insieme dei miei lavori, volutamente scelti per questa mostra dai toni drammatici, con rossi intensi, sfumature di nero, striature nere su fondi bianchi o azzurri, si presentano come simbolo di un oblio incombente, inquietante e minaccioso. Un senso di costante indifferenza e dimenticanza che purtroppo appartiene al momento storico che viviamo. Le mie opere si confrontano con uno spazio interiore, ma parlano di una dimensione collettiva”.
In questo senso, il titolo della mostra, Post Scriptum, lascia spazio a un’evocazione che coinvolge la stessa identità dell’artista. Da una parte l’autenticità della ricerca che proviene dal mondo delle parole, della stampa, dell’informazione, degli inchiostri, dunque dalle scritture. Dall’altra una nota di aggiunta alla lunga e ricca storia artistica dell’autore.