Palazzo Reale di Milano omaggia il folignate Giuseppe Piermarini, uno dei maggiori architetti italiani del XVIII secolo, la cui impronta neoclassica si può ancora oggi ammirare negli edifici di più grande rilevanza di Milano e della Lombardia. La mostra “Piermarini a Milano. I disegni di Foligno” è aperta al pubblico a ingresso libero dal 30 maggio fino al 28 luglio 2024 ed è promossa e prodotta da Comune di Milano – Cultura, Comune di Foligno, Palazzo Reale e Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno.
Il comitato scientifico e la curatela sono costituiti da un team di cui fanno parte Alessia Alberti, Cristiano Antonietti, Emanuele De Donno, Marcello Fagiolo, Simone Percacciolo, Domenico Piraina, Roberto Silvestri, Marisa Tabarrini, Francesca Tasso, Italo Tomassoni e Paolo Verducci. L’esposizione rientra nell’ambito delle iniziative di valorizzazione di Palazzo Reale come membro del network ARRE – Association des Résidences Royales Européennes, che riunisce circa trenta residenze reali dell’Unione Europea.
La mostra “Piermarini a Milano. I disegni di Foligno” racconta l’evoluzione del grande architetto italiano, tra i maggiori esponenti del Neoclassicismo italiano, proponendo una selezione di disegni del corpus grafico piermariniano provenienti dalla Biblioteca comunale di Foligno, sua città natale, che parte dai primi studi romani per arrivare alle grandi opere lombarde, con particolare attenzione a Milano e a Palazzo Reale, sede della mostra. Sono esposti inoltre alcuni plastici architettonici provenienti da Palazzo Trinci a Foligno e maquettes dell’arco scenico della Scala e del teatro di corte (di Palazzo Reale), in collaborazione con l’Archivio Storico Artistico del Teatro alla Scala.
Dopo i primi studi in scienze matematiche, che lo portarono a Roma, Giuseppe Piermarini preferì dedicarsi all’architettura, formandosi sotto diversi maestri, fra i quali spicca il nome di Luigi Vanvitelli (1700-1773), a quel tempo impegnato nella costruzione della Reggia di Caserta per conto del re Carlo di Borbone. I due architetti vennero convocati a Milano dall’arciduca Ferdinando d’Asburgo-Lorena (1754-1806), allora governatore di Milano, per dedicarsi alla ristrutturazione del Palazzo Ducale, oggi noto come Palazzo Reale. Se i progetti di Vanvitelli vennero ritenuti troppo costosi e non furono ben accolti, Milano invece si rivelò una straordinaria occasione per il suo allievo Piermarini, il quale assunse l’incarico e poté dimostrare il suo grande talento. Nominato nel 1770 “Imperial Regio Architetto” e Ispettore delle Fabbriche per tutta la Lombardia, Piermarini rimase in carica fino all’arrivo delle truppe francesi nel 1796. In questo lungo periodo di circa trent’anni di lavoro, si dedicò al rinnovamento urbanistico di Milano e della Lombardia e contribuì a formare un’intera generazione di architetti come professore presso l’Accademia di Belle Arti di Brera.
Fra i suoi progetti di maggiore spicco a Milano, la ristrutturazione di Palazzo Reale, la costruzione di Palazzo Belgioioso e soprattutto del Teatro alla Scala; in Lombardia la realizzazione della Villa Reale di Monza, dell’Accademia di Mantova e il rimodernamento dell’Università di Pavia.
Attraverso una selezione di disegni del corpus grafico folignate e di plastici architettonici delle opere di Giuseppe Piermarini, la mostra illustra la nascita di un nuovo linguaggio architettonico in grado di influenzare il gusto di un’intera epoca. Il percorso espositivo si articola in due sezioni che richiamano momenti salienti della vita e dell’opera dell’artista.
La prima sezione, Gli anni della formazione, illustra l’apprendistato romano di Piermarini presso Paolo Posi e Carlo Murena e il soggiorno a Napoli presso Luigi Vanvitelli, l’architetto che fu il suo principale mentore e che lo introdusse nel capoluogo lombardo.
La seconda sezione, Piermarini in Lombardia, è dedicata alla sua attività di Regio Imperial Architetto della casa d’Asburgo. Ripercorrendo i luoghi più significativi dell’opera piermariniana in Lombardia, la sezione intende riflettere sullo sviluppo della sensibilità artistica dell’architetto e sull’evoluzione del suo percorso professionale, fondato sulle inclinazioni scientifiche e gli studi classici.
Milano ha un ruolo fondamentale nel percorso di mostra, essendo stata lo scenario per eccellenza dell’architettura piermariniana. Qui Piermarini raggiunge successo e fama grazie alla progettazione di Palazzo Reale (allora Ducale) e dei palazzi dell’aristocrazia locale, come Palazzo Belgioioso e Palazzo Bigli, dove, partendo dagli insegnamenti e dagli esempi del Vanvitelli, riesce a elaborare un suo linguaggio originale.
Attraverso i disegni esposti, il pubblico potrà ammirare non solo Palazzo Reale nel suo assetto originario e i progetti per la Reggia di Monza, ambienti che un tempo accoglievano i sovrani asburgici, ma anche i numerosi progetti nel territorio lombardo.
Particolare rilievo è stato riservato al Teatro alla Scala, con i plastici realizzati da Orazio Greco sotto la guida del prof. Paolo Portoghesi, recentemente scomparso.
All’interno della seconda sezione trovano spazio due approfondimenti tematici che aiutano a comprendere le principali fasi della vita professionale dell’architetto folignate, ma anche il metodo e le logiche compositive utilizzate per ideare e realizzare ogni singola componente delle opere costruite.
Nel primo, Piermarini e il metodo, si ricostruisce il metodo progettuale utilizzato dal Piermarini, una modalità di ragionare per grandezze geometriche che attraversa ogni scala del progetto, dalla grande composizione urbana al dimensionamento di una cornice. L’uso pratico della divisione in parti, presente nella tradizione manualistica, in particolare da Scamozzi in poi, viene utilizzato per armonizzare ogni elemento della composizione, dalle dimensioni dei vani da decorare alle specchiature dipinte sui soffitti.
Nel secondo, Piermarini ornatista, si pone in evidenza quel raffinato formulario decorativo d’impronta neoclassica che, elaborato dal Piermarini in sodalizio con Giocondo Albertolli, avrà un enorme influsso sugli allievi dell’Accademia di Brera. Nell’opera piermariniana la decorazione è subordinata a un’idea direttiva generale: architettura, decorazione plastica e pittorica obbediscono a una visione unitaria.