Non una statica esposizione, ma un lavoro dinamico di indagine e di ricerca: la mostra-progetto “Moduli, pensieri e immagini. Ceroli 74-Zoboli 24” che inaugura il 22 maggio in via Fatebenefratelli 34 a Milano riflette in modo emblematico l’impegno che anima da oltre venti anni Spazio RT, design gallery con un focus rivolto al passato e incubatore di progettazione del contemporaneo. Una duplice matrice, consolidata nel tempo, da cui vengono competenza, rigore e capacità di analisi critica per generare azioni e riflessioni ad ampio raggio.
I 25 pannelli in legno di pino grezzo di Pensieri e immagini di Daria, che accolgono le geometrie astratte di Mario Ceroli, furono concepiti per essere alla base del progetto editoriale omonimo pubblicato nel 1974 da Giampaolo Prearo Editore, in cui vennero ritratti in altrettante fotografie in bianco e nero, insieme a 25 opere grafiche di Giuseppe Chiari. Successivamente furono collocati, come rivestimento parietale, nella casa di un collezionista con un apposito lavoro di contestualizzazione curato direttamente dall’artista.
Parte di un esperimento editoriale, poi organicamente integrata in un progetto architettonico, l’opera sembra voler dare plasticamente forma all’idea, gradualmente emersa nel lavoro di Ceroli, secondo cui l’arte deve essere staccata dal chiodo al muro per entrare in varie forme nella vita reale.
Suggestione raccolta da Antonio e Jacopo Tabarelli de Fatis, fondatori dello spazio milanese per affrontare «un’indagine, spesso considerata pericolosa e quindi scansata, sulla porosità dei confini tra arte, arte applicata e architettura d’interni».
Testimone da loro consegnato a Francesca Zoboli, una lunga pratica nelle arti applicate che segue alla preparazione accademica degli anni di Brera, e che condivide con Spazio RT il rovello della continua ricerca e costante sperimentazione.
Ne è nato Tra-vasi, installazione in ceramica in cui Zoboli sperimenta, rielabora, riflette in scala gigante su un tema grafico a lei consueto: il vaso, geometria primordiale, archetipo e origine di ogni forma plasmata. Francesca Zoboli aveva condensato le sue riflessioni sul tema nel libro Travasi per la casa editrice La Grande Illusion (2021), le cui illustrazioni sono qui proposte in copie numerate e firmate in stampe digitali fine art. Cimentandosi ora per la prima volta con il materiale ceramico, Zoboli arriva a plasmare quattro pannelli composti in sequenza verticale per un’unica colonna di quasi tre metri in cui il suo segno e la sua tavolozza irrompono in un gioco di composizione/scomposizione che si riverbera nello spazio circostante. Un oggetto ambivalente in cui forse, come per l’opera di Ceroli, tutto si tiene, su quel confine tra discipline che vive di sfumature e sovrapposizioni. Tra-vasi è realizzato in numerazione limitata di 50 pezzi per Spazio RT da un laboratorio artigiano del distretto di Bassano del Grappa.
Ceroli e Zoboli, percorsi inversi e paralleli. Dal canone all’originalità di un’esperienza complessa e multiforme. Dal manufatto di arte applicata a espressione liberata da vincoli funzionali. Moduli fissi che si piegano a intenzioni variabili. Sintassi che non muta pur cambiando di senso.
Le opere esposte hanno suggerito a Spazio RT un allestimento completo di presenze di natura domestica, a sottolineare l’attitudine di entrambi i lavori a innestarsi in maniera feconda nel reale. Il percorso espositivo sarà quindi completato da alcuni progetti della collezione di Spazio RT e da alcuni pezzi unici di design storico proposti dalla galleria. Presentati non già come oggetti compiuti e pronti all’uso, ma scomposti per parti non ancora assemblate. È l’idea di un fermo-immagine, precedente l’atto finale, che fissa gli arredi lungo il percorso progettuale e costruttivo in un momento diverso dalla loro condizione ordinaria di opera compiuta. Un gesto che apre ciò che normalmente si dà per concluso, che chiede allo sguardo di indagare liberamente l’oggetto, di immaginarlo nel precorso creativo per sua natura dinamico. Raccogliendo così il suggerimento di Ceroli e Zoboli in cui il molteplice, nella fruizione, può sostituirsi a una visione unitaria.