Dal 29 giugno 2024 al 12 gennaio 2025 i Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi presentano la mostra Vis-à-vis, una riflessione inedita sulla ritrattistica settecentesca e contemporanea, a cura di Elsa Barbieri, Massimo Francucci e Giuliana Pascucci, con oltre 60 opere che accostano maestri del passato e artisti del presente, italiani e internazionali.
In mostra dialogano opere di autori settecenteschi – Pier Leone Ghezzi, Sebastiano Ceccarini, Carlo Magini -, artisti contemporanei – Evgeny Antufiev, Eduardo Arroyo, Matthew Attard, Luigi Bartolini, Joseph Beuys, Marco Cingolani, Michelangelo Consani, Fabrizio Cotognini, Enzo Cucchi, Thomas De Falco, Antony Gormley, Maggi Hambling, Diango Hernández, Leiko Ikemura, Jiri Kolar, Mark Manders, Annette Messager, Fulvio Morella, Roman Opalka, Laura Paoletti, Vettor Pisani, Carol Rama, David Reimondo, Klaus Rinke, Kiki Smith -, insieme alle prestigiose collezioni del museo, in particolare autori del ‘900 fra cui Nanda Vigo, Osvaldo Licini, Aligi Sassu, attraverso un percorso espositivo che si snoda lungo tutti i piani e le affascinanti sale di Palazzo Buonaccorsi. Un originale incontro artistico dal Settecento, il Secolo d’oro della ritrattistica marchigiana al Contemporaneo, che traccia le traiettorie di studio di quanto la percezione visiva – di un ritratto – sia frutto di un processo di selezione, integrazione e intuizione in cui intervengono, oltre alla facoltà visiva, il dato reale, la coscienza, l’adesione affettiva, la memoria individuale e la messa a fuoco morale.
Quando guardiamo un ritratto pensiamo di vedere un individuo, sembra ovvio: il ritratto è, secondo una definizione tanto corretta quanto semplice, la rappresentazione di una persona considerata di per sé stessa. Ma quale connessione esiste fra le pratiche del ritratto – sia esso autoritratto, maschera, caricatura, finanche camuffamento – con la questione della definizione dell’individuo? Possiamo considerare il ritratto la rappresentazione visiva di un nome proprio? C’è un rapporto di identità tra il ritratto e l’individuo che rappresenta?
«A viso a viso» – come scrisse Alessandro Manzoni – uomini e donne si incontrano, e si scontrano anche, scambiandosi sguardi, gesti e parole, osservati da altri uomini e altre donne in una dimensione pubblica e praticabile all’interno della quale emerge la lotta al riconoscimento che anima la pratica ritrattistica.
Secondo una fenomenologia che attraversa secoli, periodi, avanguardie, canoni e culture differenti, Vis-à-vis prende le mosse dalle diverse possibilità della pratica figurativa a cui la ricerca del vero, fin dal secolo dei lumi, diede impulso decisivo. Cortocircuitando la tradizionale modalità percettiva all’interno dello spazio espositivo, la mostra favorisce l’interazione sociale e dei comportamenti degli individui, ritratti e in visita, che si incontrano a viso a viso e gli uni sotto lo sguardo degli altri. Ne scaturisce un’indagine che tratta la questione del ritratto in stretta reciprocità con quella dell’individuo e con quella della rappresentazione.
Guardando al passato, la ricerca del vero ha caratterizzato una larga parte del Settecento dando nuovo impulso a due generi che più degli altri apparivano assecondare questo intendimento: il ritratto e la natura morta. L’uso di far dipingere e conservare gelosamente l’effigie dei propri cari si estese dalle classi aristocratiche alla borghesia di grande e media fortuna facendo sì che sempre più artisti affrontassero il genere. I pittori marchigiani non fecero eccezione a quanto detto e, anzi, seppero dare nuova linfa e lustro al genere proponendo alcuni dei modelli della ritrattistica più avanzati del Secolo, almeno fino alla decodificazione del ritratto da Gran Tour di Pompeo Batoni.
Attraverso la selezione di opere esposte, la mostra si propone di dare conto sia dell’evoluzione del genere artistico del ritratto, sia di alcuni fra gli esemplari settecenteschi più importanti, vividi e a volte sorprendenti. Emergono così anche le diverse possibilità all’epoca affidate al pittore stesso, di caratterizzare la figura con l’ambiente circostante, di inserire elementi che richiamassero il ruolo sociale e le passioni del soggetto ritratto, tanto quanto la profondità della lettura psicologica, che dipendeva spesso anche dal livello di confidenza che legava l’artista all’effigiato.
Buonaccorsi Rings Up
Nell’ambito della mostra Vis-à-vis, i Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi presentano Buonaccorsi Rings Up, un’iniziativa espositiva nata dalla collaborazione con le istituzioni del territorio marchigiano. Il titolo prende giocosamente le mosse dall’atto quotidiano del suonare il campanello, proprio il gesto che precede un incontro. Ed ecco dunque che Buonaccorsi Rings Up permetterà, nella modalità di una sinergia espositiva e collaborativa, di far incontrare «a viso a viso» le opere esposte, gli artisti coinvolti, i visitatori partecipi e i territori circostanti.