Arredativo Design Magazine

Un hub collettivo ridisegna  il panorama industriale del trevigiano progetto di Carlana Mezzalira Pentimalli

Lo studio di architettura Carlana Mezzalira Pentimalli completa il nuovo quartier generale delle società Itagency, Faba, Maikii ed Exclama, situato a Vascon di Carbonera, in un’area a nord di Treviso fitta di capannoni industriali. Integrando architettura, arte e collettività negli spazi lavorativi, lo studio crea un ambiente produttivo che è al tempo stesso un terreno fertile per l’innovazione e la collaborazione, senza trascurare la sua dimensione sociale.

©Marco Cappelletti

Coniugando percorsi fluidi, efficienza organizzativa e una distribuzione intelligente degli ambienti, lo studio Carlana Mezzalira Pentimalli sostiene la trasformazione del concetto di luogo di lavoro in epoca di smart working e digitalizzazione, sottolineando l’importanza di trovare un equilibrio sostenibile tra sfera privata e lavorativa.

Dinamico e flessibile, il nuovo hub logistico e direzionale favorisce spazi informali, accoglienti e dalla percezione domestica. Una nuova sede antropocentrica, ricca di ambienti di condivisione, spazi per l’attività all’aria aperta e interni ed esterni che si susseguono senza soluzione di continuità.

Consideriamo ogni progetto un’opportunità per ricercare e sperimentare. Vediamo in ogni edificio un manufatto generoso, capace di proporre luoghi di incontro e accogliere momenti collettivi, scoprendone la vocazione comunitaria”spiegano gli architetti Michel Carlana, Luca Mezzalira e Curzio Pentimalli, alla guida dello studio.

L’intervento consiste nella costruzione di un nuovo edificio direzionale per le quattro società del gruppo, e nella conversione degli uffici esistenti in magazzino, prevedendo un ampliamento verso nord. Il trasferimento dei magazzini nell’area espansa e l’aggiunta di un nuovo piazzale merci hanno permesso di ottimizzare gli spazi e la comunicazione tra i diversi comparti, assicurando maggiore efficienza logistica e flessibilità, e contenendo i costi di costruzione.

©Marco Cappelletti

L’anima del nuovo complesso risiede nella sua capacità di trasformazione. Ogni elemento architettonico è stato studiato per essere adattabile, garantendo una piena reversibilità nel tempo. Dal telaio strutturale isotropo con corona perimetrale a sbalzo che libera gli interni, alla concezione del tetto come spazio della collettività, l’architettura del fabbricato — sviluppato su quattro piani — è stata concepita per stimolare la condivisione e l’interazione tra i dipendenti.

©Marco Cappelletti

Al piano terra, gli spazi comuni sono progettati per ospitare riunioni, showroom, mostre e momenti di incontro. I piani superiori sono riservati alla parte direzionale, con uffici modulabili e adattabili alle esigenze situati al primo e al secondo piano. Elementi dinamici, come pareti mobili e ripiegabili, permettono di modificare gli spazi per riunioni in modo rapido e snello, mentre dispositivi in vetro e in tessuto servono da divisori, sia visivi che acustici, per reinventare le ampie aree lavorative. Separé agili e discreti organizzano le zone per gli incontri e le Phone Box, pensate per conversazioni private, sono collocate con cura per integrarsi con l’arredamento e le zone di esposizione.

©Marco Cappelletti

Un sistema articolato di scrivanie e scaffalature modulari e componibili, che permettono di calibrare il grado di privacy di ogni attività, consentono la costruzione di ambienti introversi ed estroversi: alcove per lavorare, scambiarsi opinioni, sedersi, ma soprattutto socializzare.

Gli impianti sono esposti in modo ordinato, schermati da un grigliato metallico modulare, definendo un carattere industriale e contemporaneo, permettendo aggiornamenti tecnologici rapidi in caso di riconfigurazione degli spazi. La flessibilità del layout supporta così diverse modalità di lavoro e si adatta meglio alle esigenze individuali dei dipendenti, oltre a offrire alle organizzazioni la capacità di rispondere agilmente ai cambiamenti del mercato o del personale.

Lontana dalla logica di lottizzazione tipica del contesto industriale in cui si inserisce, l’edificio offre uno spazio di incontro inedito: il piano di copertura si trasforma, all’occorrenza, in una sorta di quinta facciata, una piazza sospesa con spazi dedicati al relax, al gioco e agli incontri. A simboleggiare il paradigma tra cooperazione e condivisione fuori dalle convenzionali dinamiche di ufficio, trova spazio un suolo in quota valorizzato dall’intervento artistico di Lorenzo Mason.

©Marco Cappelletti

In linea con il suo percorso di esplorazione del linguaggio dei segni e della land art, l’artista realizza una sorta di scarabocchio, traduzione grafica della comunicazione non verbale, simbolo per eccellenza di libertà espressiva e informalità. Attraverso la sua opera, Mason trasfigura uno spazio quotidiano in palcoscenico vivo dell’interazione umana, superando i confini imposti dalla routine lavorativa.

©Marco Cappelletti

L’intreccio tra la visione artistica di Mason e l’architettura di Carlana Mezzalira Pentimalli crea un dialogo costruttivo, arricchendo lo spazio di ispirazione e umanità. Un connubio già apprezzato in altri progetti dello studio, come la recente Scuola di Musica di Bressanone, dove la collaborazione con il mondo dell’arte ha dato vita a forme di espressività integrate nell’architettura.

Ogni nostra opera prova a far coincidere in essa la compresenza di architettura, urbanistica, ingegneria e arte. La ricerca verso la quale tendiamo è quella di proporre un’architettura specifica per ogni luogo, capace di leggere le condizioni e provare il più possibile ad accogliere le trasformazioni del tempo.raccontano i progettisti.

©Marco Cappelletti

La filosofia dello studio Carlana Mezzalira Pentimalli si incarna in un’architettura che è simultaneamente un’opera d’arte, un progetto ingegneristico e uno spazio collettivo. Questo approccio dà vita a strutture flessibili, che evolvono negli anni, riflettendo l’identità del contesto e lasciando un’eredità duratura. In linea con questa visione, l’edificio è pensato per abbracciare una nuova concezione di ufficio ibrido, i cui spazi sono disegnati in funzione della vita comunitaria.