Progetti visionari di architettura modulare

Pubblicato il 19 Ottobre 2019 Di

Quando si parla di architettura si pensa sempre alle classiche costruzioni in cemento armato e muratura, ma in verità il campo dei sistemi costruttivi è molto più ampio. Un tema molto interessante è quello che riguarda le costruzioni modulari prefabbricate, oggi sempre più diffuse per la realizzazione di grandi edifici.

Una scelta di questo tipo è dettata da varie esigenze. Prima fra tutte quella di ottimizzare i tempi e i costi di produzione riservando anche l’attenzione ad un ambiente più vivibile ed eco sostenibile. 

Esempio virtuoso di architettura modulare prefabbricata lo è stato nel 2015, il Padiglione realizzato dalla Repubblica Ceca per Expo 2015 su progetto dello studio Chybik+Kristof Associated Architects. Il padiglione espositivo era disposto su tre livelli, ed era stato costruito con pannelli prefabbricati i quali, una volta terminata l’esposizione dovevano essere riutilizzati per la costruzione di un asilo nido in Repubblica Ceca. 

Un altro fenomeno legato all’architettura modulare è quello che vede protagonisti i container.

fonte: webitmag.it

 

Siamo abituati a immaginare il container come componente utilizzato per il trasporto delle merci o come container da cantiere. In realtà impiegando i container sono stati realizzati in questi anni moltissimi progetti innovativi e visionari.

Come la torre Freitag composta da 17 container-negozi, progettata dallo studio Spilmann-Echsle e realizzata a Zurigo, il Container City nella zona est di Londra o il terminal per navi da crociera del porto di Siviglia, progettato da Hombre de Piedra e  Buró4 . Il container è stato usato per realizzare edifici diversi, come testimonia la Casa Oruga di Sebastian Irarrazaval, il Jike Idea Building di Jikerzhicheng Product Design Consulting o il ponte ECOntainer bridge di Yoav Messer Architects.

Il vantaggio di un edificio composto da container è dato dai bassi costi di realizzazione e dai tempi brevi di posa. Aspetti fondamentali per rispondere soprattutto alla richiesta di  alloggi temporanei. Il modulo base, ovvero la dimensione standard di un container ISO è di 244 cm di larghezza, 259 cm di altezza e dai 610 ai 1220 cm di lunghezza. Pertanto la superficie calpestabile è compresa tra i 14 e 29 mq, quindi utilizzando 2 o 3 moduli si può ottenere un monolocale con servizi.

 

Ad aver fatto dell’uso del container la propria cifra stilistica è lo studio Lot-Ek. Tra i loro più noti interventi c’è il negozio realizzato sul lungomare di Boston nel 2012 per Puma, usando solo container di recupero. Più recente invece è il loro progetto per un edificio residenziale a Johannesburg (SA). Si trova in un’area di recente trasformazione e rinnovamento urbano, nata per rispondere al desiderio della generazione post-apartheid di ripopolare il centro della città, attraverso nuovi modelli di vita urbana.

fonte: pinterest.it

Queste architetture composte da container, offrono interessanti spunti circa il concetto di modulo abitativo, recentemente rivisto e riletto da Younghan Chung. L’architetto coreano  ha realizzato nella provincia di Chungbuk, Corea del Sud, un progetto residenziale sperimentale di case container collocando 7 cubi di lamiera di 3×3 metri incastrati e disposti sul terreno secondo uno schema articolato e apparentemente libero. La distribuzione interna non è vincolante. Ci sono solo pochi arredi fissi e gli abitanti hanno la possibilità di definire la funzione delle singole abitazioni quando le occupano per brevi periodi di tempo.

fonte: pinterest.it

Il concetto di modulo è uno dei punti fondamentali dell’architettura moderna. Tra i più illustri architetti a riflettere su questo tema c’è Le Corbusier con il suo celebre Cabanon. Un micro-spazio di 14 mq ridotto all’essenziale senza soggiorno e cucina. Un idea nata il 30 dicembre 1951, in tre quarti d’ ora, a un tavolino del caffé-ristorante étoile de Mer, come regalo di compleanno per la moglie Yvonne. Il Cabanon venne prefabbricato ad Ajaccio e montato in loco nel ’52. Ha un rivestimento esterno in doghe di scorza di pino, e l’interno in legno, con soffitto a pannelli bianco, rosso, verde, giallo e blu. L’arredamento è spartano ed è studiato con precisione millimetrica, applicando le regole del Modulor, la scala proporzionale ottenuta da Le Corbusier combinando sezione aurea, misure standard del corpo umano e sistemi decimale ed anglosassone. 

Oggi, con la ricerca sono state sviluppate varie tecnologie volte alla creazione di strutture modulari. Presentato al Fuorisalone 2019 MICROARCH, ne è un esempio. MICROARCH  è un modello abitativo modulare, trasportabile e tecnologico pensato in risposta alle necessità degli attuali nomadi urbani che chiedono di vivere in modo nuovo, con soluzioni che si adattano rapidamente ai cambiamenti della nostra società. Una architettura dinamica ed evolutiva al punto che si può espandere o ridurre lo spazio aggiungendo o rimuovendo le sezioni della costruzione. Il progetto è di MODOM una startup innovativa che promuove un nuovo stile di vita e una nuova concezione dello spazio, progettando e realizzando architetture modulari e funzionali. Progetti nati per rispondere ai bisogni delle attuali e future generazioni, che hanno la necessità di essere flessibili al punto di oltrepassare il concetto di bene immobile trasformandolo in bene “mobile”  che si adatta nel tempo ai repentini cambiamenti dei bisogni dei suoi utilizzatori.

fonte: modom.it

 

 

In copertina: Photo by Nick Karvounis on Unsplash